Dieci Opinioni

Ad una settimana dalla conquista dello scudetto, ecco le nostre Dieci Opinioni finali.

  1. RIPENSAMENTO. Il sipario è calato su un’altra stagione, eppure l’eco di mille battaglie risuona ancora nella nostra mente. Quante volte, al novantesimo, un sospiro amaro ci ha strappato un “ma chi ce lo fa fare?”. Abbiamo (sper)giurato, abbiamo sofferto ma mai un ripensamento, mai un passo indietro. Ossessione? No! Semplicemente il Napoli che ci ha rapito la mente, e in questa dolce prigionia, abbiamo trovato la nostra più profonda felicità (e lealtà).
  2. CONTE. Arrivato tra l’entusiasmo generale della piazza, il tecnico ha messo in chiaro si dà subito il suo diktat: AMMA FATICA. Eppure la doppietta di Livramento della prima giornata brucia ancora nella mente dei tifosi ma Antonio è uomo del sud che vive il campo (e di calcio, oseremmo dire) e pian piano ha plasmato il Napoli a sua immagina e somiglianza, superando anche le critiche per il gioco espresso. Urla, sbraita e non le manda a dire in conferenza. AMMA FATICATO, ANTÒ, CE L’ABBIAMO FATTA.
  3. LO SCOZZESE. Atterrato a Roma in una calda giornata di agosto dopo il bleuf Brescianini, Scott è l’uomo dei sogni dal teatro dei sogni. Ghiaccio nelle vene ma lui ama Napoli e Napoli lo ama e non solo per il goal scudetto ma anche per quel bacio alla maglia nella prima gioia al San Paolo con la corsa sotto la curva. McFratm è ormai idolo di un’intera città e questo gli ha permesso di ambientarsi dal primo momento. Scott non voleva solo giocare nel Napoli, lui voleva essere napoletano.
  4. IL CALCIOMERCATO. Conte detta la linea e all’ombra del Vesuvio arrivano Buongiorno, Lukaku, Neres, Rafa Marin, Spinazzola e Gilmour. Una campagna acquisti da quasi 150 milioni che doveva rilanciare gli azzurri dopo il decimo posto dell’anno scorso ma siamo andati ben oltre, sfruttando anche il fatto che molti di questi giocatori sono adattabili a più schemi di gioco e quindi ipse dixit: si è passati dal 4-3-3 di Bergamo al 3-5-2 di Milano, con i risultati che i tifosi speravano. È stata ottima anche l’intesa con la vecchia guardia.
  5. IL TIFO. Qualcuno ti aveva criticato invocando il ritorno di Spalletti. Ma il Napoli quest’ anno ci ha insegnato il vero significato di una relazione: alti, bassi, momenti di gioia, di tristezza ma alla fine siamo stati sempre lì, a tifare per la maglia. Stadio perennemente sold out, ore perse sulle piattaforme digitali per acquistare il tagliando per la trasferta. Il Napoli è come quella ragazza che nonostante ti faccia soffrire, tu le sarai accanto, nel bene e nel male.
  6. LUKAKU. Uno dei protagonisti di questo scudetto. Il belga, fortemente voluto dal tecnico, arriva tra lo scetticismo del tifo ma Romelu è abituato a giocare sotto pressione e quando in giornata, diventa devastante e immarcabile. Una doppia – doppia con il numero 11 sulle spalle e quelle corse a squarciagola a ricevere l’abbraccio della sua curva, ad incitare le folle, da buon capo popolo quale è.
  7. IL QUATTRO. Nella cabala, il numero 4 è associato alla creazione del mondo fisico e rappresenta la stabilità, l’equilibrio e la completezza. Simboleggia i quattro elementi (terra, acqua, fuoco, aria) e i quattro punti cardinali e quasi come per un gioco del destino, il 4 reincarna la città di Napoli dove tutti e quattro gli elementi si incarnano in una sola dimensione e, naturalmente, noi napoletani siamo figli di questi elementi.
  8. LO ABBIAMO SOGNATO. È inutile negarlo, il napoletano (ad ogni campionato) vive un sogno che ogni volta va a scontrarsi con la dura realtà. Ma siamo fatti della stessa materia dei sogni, quella materia ha preso sostanza ogni domenica e anche quest’anno ci siamo ricaduti, vivendo in funzione della partita, di quei maledetti 90 minuti che hanno influenzato le nostre abitudini e i nostri rapporti civili con il vicinato, soprattutto se sei fuori. Lo abbiamo sognato e lo abbiamo raggiunto.
  9. NOI, VOI E LORO. Dopo la vittoria di Bergamo, avevamo capito che qualcosa era cambiato perché nella semplicità del gioco contiano avevamo riscoperto l’essenza del calcio. Tra alti e bassi, in questa stagione, abbiamo riportato in luce delle emozioni che avevamo sopito nella nostra anima e attraverso il Napoli, le abbiamo vissute e ci siamo fatti fregare da sensazioni che abbiamo accolto senza chiederci delle spiegazioni. E anche quando la ragione ci ha suggerito di allontanarci, il cuore ci ha riportato sempre lì, fedeli compagni a prescindere, come vada e al di là del risultato.
  10. PERSEVERARE (LO ABBIAMO FATTO). Stavamo sbagliando ma il bello è che ci abbiamo creduto fino a quel 23 maggio alle ore 22.48. Quest’anno siamo scesi all’ inferno migliaia di volte e tra la pazzia (di Parma, Roma e Milano), il surrealismo (Cagliari, Lecce Juventus) e di ragionamenti che non hanno un senso (apparentemente) logico, abbiamo festeggiato, gioito e pianto. Lo abbiamo dedicato alle mamme, alle compagne, ai napoletani lontani da casa e soprattutto a chi non c’è più. Perché ogni volta che vediamo quella maglia, ci emozioniamo come se fosse sempre la prima volta. Ci siamo presi il rischio ma abbiamo vinto. NOI CON VOI, VOI CON NOI…SPALLA A SPALLA FINCHÉ NON È FINITA (e possiamo giurare che non finirà mai).

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